domenica 27 novembre 2011

L' indomani all'imbrunire ero di nuovo in umile attesa davanti alle tue finestre,
in attesa, come lo sono sempre stata per l'intera mia esistenza,
davanti alla tua vita che mi era preclusa.
E finalmente,una sera, ti accorgesti di me.
Ti avevo visto arrivare, già da lontano. e questa volta mi imposi di non evitarti.
Il caso volle che un veicolo, dal quale  stavano scaricando qualcosa, ostruisse
in parte la strada e tu fossi costretto a passarmi vicino.
D'istinto il tuo sguardo mi sfiorò, distratto, per trasformarsi subito,
non appena colse l'interesse del mio
- ah come trasalii al ricorso - in quello sguardo da te riservato alle donne,
uno sguardo tenero, che avvolge, e al tempo stesso spoglia, che abbraccia e
già stringe, lo sguardo che per la prima volta aveva destato in me
- allora bambina - la donna , l'innamorata.
Per uno, due secondi, quello sguardo trattenne dunque il mio, che non poteva
nè voleva distogliersi - poi eri già oltre. Il cuore mi batteva; senza volerlo dovetti
rallentare il passo e quando una curiosità incoercibile mi costrinse a voltarmi,
vidi che ti eri fermato e mi stavi seguendo con gli occhi. E dal tuo modo di guardarmi, incuriosito e con interesse, lo capii subito: non mi avevi riconosciuta.
Tu non mi hai riconosciuta, nè allora nè mai: mai mi hai riconosciuta.
Come potrei descriverti, amore mio, la delusione di quell'istante - fu allora la prima
volta che ne soffrii di quel destino di non essere riconosciuta da te che mi ha
accompagnato per tutta la vita e con il quale ora muoio: irriconosciuta.
Come potrei descrivertela, quella delusione!
Perchè vedi, in quei due anni a Innsbruck, durante i quali pensavo di continuo a te e non facevo altro che immaginarmi il nostro primo rivederci a Vienna, io avevo fantasticato -
a seconda del mio umore - sulle prospettive più drammatiche e su quelle più esaltanti.
Tutto era stato vagliato, se posso dir così, in quelle fantasticherie; nei momenti bui, mi figuravo che mi avresti respinta, che mi avresti disprezzata perchè troppo insignificante, troppo brutta, troppo invadente. Tutte le forme del tuo disappunto. della tua frddezza, della tua indifferenza, tutte le avevo percorse nelle mie fervorose visioni  - ma questa sola, mai, in nessun moto oscuro dell'animo nè nell'assoluta consapevolezza della mia inferiorità, mi era accaduto di prenderla in considerazione, di figurarmi l'eventualità più atroce: che tu non ti fossi mai accorto della mia esistenza.
Oggi invece capisco bene  - e sei stato tu a farmelo capire - che il volto di una ragazza, di una donna, deve essere per un uomo qualcosa di straordinariamente mutevole perchè, nella maggioranza dei casi, rispecchia solo una passione, un gesto infantile, un moto di stanchezza, e svanisce con la stessa facilità di un'immagine allo specchio; capisco insomma che un uomo può dimenticare tanto più facilmente il viso di una donna, perchè l'età vi lascia il segno delle ombre e della luce, perchè i vestiti che ella indossa lo incorniciano diversamente da una volta all'altra.

I rassegnati, solo loro, sono i veri saggi.


S. Zweig. lettera di una sconosciuta

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