venerdì 30 dicembre 2011
Tra odio e amore non si sceglie, dovendo
il nostro volere piegarsi al fato.
Quando molto prima della corsa due
si denudano, allora dell’uno
desideriamo la vittoria, dell’altro
la sconfitta; e massimamente uno
ci attrae di due lingotti d’oro
simili in tutto; non ne comprende
alcuno la ragione; ma ci basti
sapere che sono gli occhi a giudicare
ciò che si osserva. Quando la ragione
domina entrambi, l’amore è scarso. Chi
ha mai amato se non al primo sguardo?
S’inginocchiò, ma per rivolgerle
la sua preghiera devota; la casta
Ero così parlò tra sé e sé: “Fossi
io la santa che costui adora, gli darei
ascolto”, e mentre queste parole
diceva, gli si appressò un poco.
Bruscamente lui sorse, arrossì lei,
come una che si vergogna; e ciò
ancor di più infocò Leandro.
La mano le sfiorò; al tocco lei
fremette; amore che sale dal profondo
a stento si occulta. Si parlarono
quegli amanti esprimendosi col tocco
delle mani: muto è il vero amore
e spesso sgomenta. In segni silenti
s’impigliarono, vinti, i loro cuori,
e l’aria risplendette per scintille
di fuoco vivo; e la Notte immersa
negli abissi dell’Acheronte esalante
vapori, il capo sollevò e la terra
a metà avvolse nella tenebra
il nostro volere piegarsi al fato.
Quando molto prima della corsa due
si denudano, allora dell’uno
desideriamo la vittoria, dell’altro
la sconfitta; e massimamente uno
ci attrae di due lingotti d’oro
simili in tutto; non ne comprende
alcuno la ragione; ma ci basti
sapere che sono gli occhi a giudicare
ciò che si osserva. Quando la ragione
domina entrambi, l’amore è scarso. Chi
ha mai amato se non al primo sguardo?
S’inginocchiò, ma per rivolgerle
la sua preghiera devota; la casta
Ero così parlò tra sé e sé: “Fossi
io la santa che costui adora, gli darei
ascolto”, e mentre queste parole
diceva, gli si appressò un poco.
Bruscamente lui sorse, arrossì lei,
come una che si vergogna; e ciò
ancor di più infocò Leandro.
La mano le sfiorò; al tocco lei
fremette; amore che sale dal profondo
a stento si occulta. Si parlarono
quegli amanti esprimendosi col tocco
delle mani: muto è il vero amore
e spesso sgomenta. In segni silenti
s’impigliarono, vinti, i loro cuori,
e l’aria risplendette per scintille
di fuoco vivo; e la Notte immersa
negli abissi dell’Acheronte esalante
vapori, il capo sollevò e la terra
a metà avvolse nella tenebra
davanti a lei tutti dallo stupore
rapiti, la sentenza attendevano
dai suoi occhi sdegnosi; colui che ella
preferisce, vive; muoiono gli altri:
là potresti scorgere chi sospira,
chi s’infuria e chi per lenire la violenta
passione compila satire mordaci;
ma, ahimeé, troppo tardi! Poiché
mai in odio si muta amore
fedele, e molti vedendo il suo rifiuto
a principi e grandi, morivano
al pensiero di lei devastati
rapiti, la sentenza attendevano
dai suoi occhi sdegnosi; colui che ella
preferisce, vive; muoiono gli altri:
là potresti scorgere chi sospira,
chi s’infuria e chi per lenire la violenta
passione compila satire mordaci;
ma, ahimeé, troppo tardi! Poiché
mai in odio si muta amore
fedele, e molti vedendo il suo rifiuto
a principi e grandi, morivano
al pensiero di lei devastati
martedì 27 dicembre 2011
lunedì 26 dicembre 2011
Una sera come tante, e nuovamente
noi qui, chissà per quanto ancora, al nostro
settimo piano, dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un’altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti.
Una sera come tante, e i miei proponimenti
intatti, in apparenza, come anni
or sono, anzi più chiari, più concreti:
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l’educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà, qualche volta mentire.
Una sera come tante (quante ne resta a morire
di sere come questa?) e non tentato da nulla,
dico dal sonno, dalla voglia di bere,
o dall’angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni:
mi ridomando, vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco, se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza;
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro, non volgare
letteratura ma vita che si piega nel suo vertice,
senza né più virtù né giovinezza.
Potremmo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo, lettori di giornali, spettatori
televisivi, utenti di servizi:
dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.
È nostalgia di un futuro che mi estenua,
ma poi d’un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura
che dice: domani, domani… pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità chiedeva assai più semplici tempre.
Ride il tranquillo despota che lo sa:
mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.
C’è più onore in tradire che in essere fedeli a metà
noi qui, chissà per quanto ancora, al nostro
settimo piano, dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un’altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti.
Una sera come tante, e i miei proponimenti
intatti, in apparenza, come anni
or sono, anzi più chiari, più concreti:
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l’educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà, qualche volta mentire.
Una sera come tante (quante ne resta a morire
di sere come questa?) e non tentato da nulla,
dico dal sonno, dalla voglia di bere,
o dall’angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni:
mi ridomando, vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco, se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza;
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro, non volgare
letteratura ma vita che si piega nel suo vertice,
senza né più virtù né giovinezza.
Potremmo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo, lettori di giornali, spettatori
televisivi, utenti di servizi:
dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.
È nostalgia di un futuro che mi estenua,
ma poi d’un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura
che dice: domani, domani… pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità chiedeva assai più semplici tempre.
Ride il tranquillo despota che lo sa:
mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.
C’è più onore in tradire che in essere fedeli a metà
Oh dalle mille sovrapposizioni
distinguimi ancora, segnami, non
lasciarmi andare in mille onde incomposte
ineroiche, non sono
trecciuto fiume e nemmeno ruscello
in cui almeno la talpa confidi.
Eppure tra questa che seppi menzogna,
nella vita, rabbioso m'attardo.
Ecco, è come se verso la brughiera
che è eletta dalla lepre
e che il pioppo circonda e vuole a
ombroso letto ai riposi
della sua corona che perisce
nei giorni, è come se
in questo andare che non ha ancora
senso, ma già rifiuta la paura
rifiuta il silenzio − ah, individuata
e subito confusa legge, bruto
plasma, densissima lingua −
io sia colui che «io»
«io» dire, almeno, può, nel vuoto,
può, nell'immenso scotoma,
«io», più che la pietra, la foglia, il cielo, «io»:
e, in questo, essere indizio, dono,
dono tuo, agli altri donato.
Primo elemento di una
proposizione, morula
imprecisa, persa ancora
in bui uteri, promessa.
Primo elemento, stacco
d'invischiato volo, soffio
sugli occhi − anche dei bimbi − rischio
di chi fu piaga e piaga
è ancora, ma più
scopre nel suo tremare
l'ostinazione, la brace,
l'ala di mosca superstite; e guarda,
tondo, torpido scrigno di sguardi,
anche se ancora non sa
né amore né insegnamento
Un dio lo può. Ma un uomo, dimmi, come
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all'incrociarsi di due vie del cuore
Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?
Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta, se la bocca
anche ti trema di parole, ardire
nell'impeto d'amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è altro respiro.
E' un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all'incrociarsi di due vie del cuore
Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?
Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta, se la bocca
anche ti trema di parole, ardire
nell'impeto d'amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è altro respiro.
E' un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento
Jackson Browne Late For The Sky
Come una cometa è passata la mia vita
Adesso che le parole sono state tutte dette
con una sesibilita' spesso da fare male
sento che la senzazione non è quella giusta
adesso quasi non scrivo e non parlo più
la notte e scesa su di noi
la notte che segue i nostri passi fin dall'inizio
provo a capire come la nostra vita
ci ha condotto a questo punto
ma vedo solamente
i tuoi occhi che mi guardano in modo strano
come si guarda uno sconosciuto
un passante che ti scivola addosso
Mi ha fatto male guardarti
vedere con sorpresa una persona così sola
anche con me vicino.
Ora per me alcune parole vengono facili
ma so che non significano poi tanto
paragonate alle cose che ci siamo detti
con il tocco degli amanti
Non hai mai conosciuto che cosa amavo in te
non conosco che che cosa amavi in me
forse il ritratto di qualcuno che speravi che io fossi
Di nuovo sveglio e non vorrei, ma non posso più fingere
Quanto tempo abbiamo dormito?
e quanto tempo abbiamo perso
con le promesse sussurate al mutare della luce
per quanto tempo mi sono trascinato da solo nella notte?
per quanto tempo ho corso dietro a quel volo di mattina?
per quanto tempo ho sognato a occhi aperti che ce l'avrei fatta?
da solo, ad occhi bendati
Ho provato con tutta la mia forza
ad essere quello che tu avevi bisogno
a svegliarmi dal grande sonno
ma adesso so che sono solo
e vicino alla fine
Quanto tempo buttato via
quanto tempo alla deriva da solo con rabbia
in un letto e tu li vicino indifferente
un sogno che funzionava
per un attimo di mattina
con le promesse bisbigliate
con la la luce sbagliata
in cui entrambi ci trovavamo
in ritardo per il cielo...
di nuovo dicendo
se non mi insegni non imparerò
di nuovo dicendo anche per le ultime
volte c'è un'ultima volta
ultime volte di mendicare
ultime volte di amare
di sapere di non sapere di fingere
un'ultima anche per le ultime volte di dire
se non mi ami non sarò amato
se non ti amo non amerò
il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore
amore amore amore tonfo del vecchio pistone
che pesta l'inalterabile
siero di parole
di nuovo atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere di fingere
fingere
io e tutti gli altri che ti ameranno
se ti amano
3.
a meno che ti amino
se non mi insegni non imparerò
di nuovo dicendo anche per le ultime
volte c'è un'ultima volta
ultime volte di mendicare
ultime volte di amare
di sapere di non sapere di fingere
un'ultima anche per le ultime volte di dire
se non mi ami non sarò amato
se non ti amo non amerò
il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore
amore amore amore tonfo del vecchio pistone
che pesta l'inalterabile
siero di parole
di nuovo atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere di fingere
fingere
io e tutti gli altri che ti ameranno
se ti amano
3.
a meno che ti amino
Anticipa ogni addio , quasi già fosse alle tue spalle
come l'inverno che ora se ne va;
perché c'è tra gli inverni uno così infinito
che, se il tuo cuore sverna, resiste ormai per sempre
Sii sempre morto in Euridice - e innalzati
fino al rapporto puro, con più forza cantando, celebrando
Qui tra gli effimeri sii, nel regno del declino,
un calice squillante, che squillando già s'infranse
Sii - e la condizione del Non-Essere al tempo stesso
sappila,questo fondo infinito del tuo interno vibrare,
perchè s'adempia intera compiutamente in quest'unica volta
Alle risorse esauste,alle altre informi e mute
della piena Natura, alle somme indicibili
te stesso aggiungi, in gioia, e annienta il numero
come l'inverno che ora se ne va;
perché c'è tra gli inverni uno così infinito
che, se il tuo cuore sverna, resiste ormai per sempre
Sii sempre morto in Euridice - e innalzati
fino al rapporto puro, con più forza cantando, celebrando
Qui tra gli effimeri sii, nel regno del declino,
un calice squillante, che squillando già s'infranse
Sii - e la condizione del Non-Essere al tempo stesso
sappila,questo fondo infinito del tuo interno vibrare,
perchè s'adempia intera compiutamente in quest'unica volta
Alle risorse esauste,alle altre informi e mute
della piena Natura, alle somme indicibili
te stesso aggiungi, in gioia, e annienta il numero
dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro
m'ha salvato dal morire sulla croce
una signora che fuma marijuana
scrive canzoni e storie
ed è molto più gentile dell' ultima,
molto molto più gentile,
e a letto è altrettanto brava o addirittura migliore.
non è piacevole essere messi in croce e lasciati là,
è molto più piacevole dimenticare un amore che
non funziona
come ogni amore
alla fine
non funziona...
è molto più piacevole fare l'amore
davanti alla spiaggia di Del Mar
nella camera 42, e dopo
stare a letto seduti
bere del buon vino, chiacchierare e toccarsi
fumare
ascoltare il rumore delle onde...
sono morto troppe volte
credendo e aspettando, aspettando
in una stanza
fissando il soffitto scalcinato
aspettando il telefono, una lettera,
un colpo all'uscio, uno squillo...
sentendo dentro crescere la rabbia
mentre lei ballava con degli sconosciuti nei nightclubs...
dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro
non è piacevole morire sulla croce,
è molto più piacevole sentire il tuo nome
sussurrato
nel buio
nelle braccia di un altro
m'ha salvato dal morire sulla croce
una signora che fuma marijuana
scrive canzoni e storie
ed è molto più gentile dell' ultima,
molto molto più gentile,
e a letto è altrettanto brava o addirittura migliore.
non è piacevole essere messi in croce e lasciati là,
è molto più piacevole dimenticare un amore che
non funziona
come ogni amore
alla fine
non funziona...
è molto più piacevole fare l'amore
davanti alla spiaggia di Del Mar
nella camera 42, e dopo
stare a letto seduti
bere del buon vino, chiacchierare e toccarsi
fumare
ascoltare il rumore delle onde...
sono morto troppe volte
credendo e aspettando, aspettando
in una stanza
fissando il soffitto scalcinato
aspettando il telefono, una lettera,
un colpo all'uscio, uno squillo...
sentendo dentro crescere la rabbia
mentre lei ballava con degli sconosciuti nei nightclubs...
dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro
non è piacevole morire sulla croce,
è molto più piacevole sentire il tuo nome
sussurrato
nel buio
dopo un grande dolore, viene un sentimento compassato
i nervi stanno in posa cerimoniale, come tombe
il cuore indurito si domanda se fu lui, a patire,
e fu ieri, o secoli indietro?
i piedi raggirano, meccanici
una via smorta
di terra, o aria, o chissà che
ormai indifferenti,
un accontentamento di quarzo, come una pietra
questa è l'ora di piombo
ricordata, se si sopravvive,
come gli assiderati ricordano la neve
prima - gelo - poi stupore -
poi la resa
i nervi stanno in posa cerimoniale, come tombe
il cuore indurito si domanda se fu lui, a patire,
e fu ieri, o secoli indietro?
i piedi raggirano, meccanici
una via smorta
di terra, o aria, o chissà che
ormai indifferenti,
un accontentamento di quarzo, come una pietra
questa è l'ora di piombo
ricordata, se si sopravvive,
come gli assiderati ricordano la neve
prima - gelo - poi stupore -
poi la resa
Questa è la storia di un trauma sessuale.
Non era più di primo pelo quando gli accadde.
Era un adulto fatto e finito; e consenziente - assolutamente consenziente.
E' davvero trauma, quindi, la parola giusta, dal greco ferita ?
perchè la sua ferita, quando si produsse - non gli procurò alcun dolore.
Era l'antitesi sensoriale della tortura.
Incombeva su di lui spoglio e disarmato, con le sue tenaglie d'estasi -
le labbra, la punta della dita.
Tortura: dal lat. torquere, torcere.
Era l'antitesi della tortura, eppure torceva.
Lo rovinò per venticinque anni.
Non era più di primo pelo quando gli accadde.
Era un adulto fatto e finito; e consenziente - assolutamente consenziente.
E' davvero trauma, quindi, la parola giusta, dal greco ferita ?
perchè la sua ferita, quando si produsse - non gli procurò alcun dolore.
Era l'antitesi sensoriale della tortura.
Incombeva su di lui spoglio e disarmato, con le sue tenaglie d'estasi -
le labbra, la punta della dita.
Tortura: dal lat. torquere, torcere.
Era l'antitesi della tortura, eppure torceva.
Lo rovinò per venticinque anni.
Con l'approssimarsi del cinquantesimo compleanno,
cominci a sentire che la tua vita si diluisce,
e continuerà a diluirsi, fino a ridursi in niente.
E ogni tanto ti dici: è andata un pò in fretta. E' andata un pò in fretta.
E' andata un pò in fretta.
A seconda dell'umore, potresti anche volerla mettere in termini più decisi.
Del tipo: eh!!! è andata un pò tanto in fretta, cazzo!!!
Poi i cinquanta arrivano e se ne vanno, e i cinquantuno, e i cinquantadue.
E la vita si addensa di nuovo. Perchè in te adesso c'è un'enorme e insospettata presenza, come un continente inesplorato.
Parlo del passato
cominci a sentire che la tua vita si diluisce,
e continuerà a diluirsi, fino a ridursi in niente.
E ogni tanto ti dici: è andata un pò in fretta. E' andata un pò in fretta.
E' andata un pò in fretta.
A seconda dell'umore, potresti anche volerla mettere in termini più decisi.
Del tipo: eh!!! è andata un pò tanto in fretta, cazzo!!!
Poi i cinquanta arrivano e se ne vanno, e i cinquantuno, e i cinquantadue.
E la vita si addensa di nuovo. Perchè in te adesso c'è un'enorme e insospettata presenza, come un continente inesplorato.
Parlo del passato
domenica 25 dicembre 2011
Ospite, i sogni sono vani, inspiegabili:
non tutti si avverano, purtroppo, per gli uomini.
Due son le porte dei sogni inconsistenti: una ha i battenti di corno, l'altra d'avorio.
Quelli che vengon fuori dal candido avorio, avvolgon d'inganni la mente,
parole vane portando;
quelli invece che escon fuori dal lucido corno, verità li incorona,
se un mortale li vede...
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!
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