giovedì 20 dicembre 2012

venerdì 23 novembre 2012

venerdì 19 ottobre 2012

giovedì 18 ottobre 2012

sabato 1 settembre 2012

io vorrei morire 
ma non so come fare

lunedì 27 agosto 2012

Mi senti...

non so come cercarti

non so a chi domandare 

non smetto di aspettarti 

perché...mi manchi

lunedì 13 agosto 2012

domenica 12 agosto 2012

martedì 31 luglio 2012

domenica 29 luglio 2012

Bon Iver Can't Make You Love Me

Immortali per le strade non ce n'è 
ci avevano detto che gli uomini, non un uomo, sopravvivono 
che a noi tocca la stessa immortalità come alle belve nell'amore che genera, e sapessi o no che era il solo atto consentito oltre il limite di uno
l'ossequio necessario alle consuetudini della specie 
anch'io mi sono sentito in gran ritmo naturale sopra una donna e ci guardava un mare
come avessimo avuto un senso, o guardavamo un mare
come avesse avuto un senso 

Francesco Guccini - Scirocco

sabato 28 luglio 2012


Vedevi come giorno a giorno ti sfregavo
le cosce con l’incubo,
e razzolare il terrore nei domini del sesso
e niente mi dicevi.
Vedevi nei miei occhi scene di altri tempi
sequenze di case bruciate e rumore di linciaggio
e toccavi con schifo le squame
e non dicevi niente.
E mi lavavi con lo straccio il culo:
tutto quel che restava
e dicevi che era il vento quando fuori gridavano
i cani un’altra volta la mia morte:
e mi parlavi del vento perché niente restava.
Fingevi d’ignorarmi quando, solo, chiedevo
la morte che mi era dovuta
e quando insistevo che era
la stanza una cappella ardente
per ardere i giorni come sigari o candele,
onore postumo a quel che c’era nel mio corpo:
dicevi che era il vento.
Baciavi con l’oro
dolce della tua pazienza la corona
grottesca della mia pazzia
e lasciavi che facesse giorno e poi
notte nella finestra chiusa:
dicevi che era il tempo.
Dicevi che ero io quando spettri credevo
di vedere nella tua testa e nel tuo
cuore la danza notturna
e quando ti picchiavo e ti insultavo
bestemmiando contro quanto di più tenero
e non sapevo che mi amavi.
E così vivere è solo mendicare alle tue porte
e aspettare ai tuoi piedi, e sognare il tuo sguardo nel limbo
crudele dei muri di questa stanza,
anche se in fondo potrei
dire che accetto la vita
per rispetto a te che hai pietà di lei
e non so se c’è, e non vorrei
credere che ci sia stata un qualche giorno lontano,
e non so se c’è.
E non so se c’è, e cos’è questa cosa che sboccia
simile al pus per i muri, cosa sono questi libri
vecchi come la mia vita, testimoni di segreti
assurdi e grotteschi che ormai a nessuno interessano,
ridicoli come la mia vita e ancora più comici
della mia figura.
E non so se c’è vita
o se qui ne resta alcuna, e
se tutto questo non è bestemmia, se viverlo non è peccare
se merita il suo essere questa solitudine di lebbra
e di maledizione che pronunciano solo
gli altri per la loro fuga, e con risa e orge
attorno a questo cadavere fragile, solo aria,
e celebrano la mia rovina e di notte urinano
su questa tomba immensamente umiliata.
Io non so come può essere tanto immensa la mia morte,
né qual è il mistero che fa passare i giorni
né ciò che tiene in piedi la marionetta che va
ormai torti i fili e senza sapere ormai niente
né perché ho scritto questo, né se c’è qualcosa di scritto
se le lettere non sono dal marciapiede raschiate,
da ogni cultura.
Io non so cos’è la luce
misteriosa e crudele che appare a quest’ora
eternamente immobile di un assurdo mattino
non lo so, ma so che c’è accanto a me una sorella
unico essere che esiste anche dopo il niente:
E questa lingua che lecca
giorno dopo giorno le inutili piaghe
e il dolore senza dolore, come un’ombra vana,
come mal di denti o carie in un letto,
questa lingua instancabile che accarezza la lebbra
la stessa che ama i morti è forse, oggi che in fine niente
ormai resta scritto,
sopra un foglio fantasma l’unica poesia.

venerdì 27 luglio 2012

domenica 15 luglio 2012

domenica 1 luglio 2012

The Cure The Same Deep Water As You

10 - Disintegration (HD720p)



mi manca il bacio del tradimento 
il bacio senza vergogna della vanità 
il morbido e il nero e il vellutato 
ben fissato al mio fianco 
e bocca e occhi e il cuore tutto sanguina 
e corre in flussi sempre più densi desiderio 
mentre pezzo dopo pezzo inizia il bisogno 
di lasciar andare la mia parte allegra 

Oh mi manca il bacio del tradimento 
il doloroso bacio prima che nutra 
il fetore di un amore 
per una carne più giovane 
e il suono che fà quando taglia nel profondo 
il tenersi su in ginocchio 
la dipendenza dalle falsità 
mentre pezzo dopo pezzo inizia il bisogno 
di lasciar andare la mia parte allegra 

ma io non ho mai detto che 
sarei rimasto fino alla fine 
così ti lascio con i bambini nella speranza per la frequenza 
gridando così nella speranza per la segretezza 
gridandomi addosso ancora e ancora 
ti lascio con le fotografie ritratti dell'inganno 
macchie sul tappeto e macchie sullo scenario 
canzoni sulla felicità mormorate nei sogni 
quando tutti e due sappiamo 
come la fine potrebbe essere… 

allora è tornato tutto indietro per spezzarsi 
ancora 
spezzarsi come se fossi fatto di vetro ancora 
fatto su dietro le mie spalle ancora 
trattenendo il respiro per la paura di dormire ancora 
tenuto su dietro la mia testa ancora 
tagliato in profondità fino al cuore dell'osso 
ancora 
intorno e intorno e intorno esi sta spezzando ancora 
di nuovo e di nuovo e di nuovo 

adesso che so che sto crollando a pezzi 
tirerò fuori il mio cuore e lo darò in pasto a chiunque 
piangendo per compassione lacrime di coccodrillo 
per l'amore per la folla e i tre cin-cin 
da ogniuno 
cadendo attraverso il cielo attraverso il vetro 
del tetto 
attraverso il tetto della tua bocca per la bocca dei tuoi occhi 
attraverso la cruna dell' ago 
è più facile per me arrivare più vicino al paradiso 
che sentirmi mai integro ancora 

non ho mai detto che sarei rimasto fino alla fine 
sapevo che ti avrei lasciato con i bambini e tutto 
il resto 
gridando così nell'imbroglio della sincerità 
gridandomi addosso ancora e ancora 
ti lascio con le fotografie ritratti dell'inganno 
macchie sul tappeto e macchie nella memoria 
canzoni sulla felicità mormorate nei sogni 
quando tutti e due sappiamo 
come la fine è sempre… 

The Cure - If Only Tonight We Could Sleep (Trilogy)

Last Day of Summer , cure (H-D with Effects)

lunedì 9 aprile 2012

come ci si ammazza?
come ... come......

lunedì 2 aprile 2012


Ah se l'avessi incontrata prima, Molly, quando c'era ancora il tempo di prendere una strada invece di un'altra!; prima di perdere il mio entusiasmo su quella troia di Musyne e su quella stronzetta di Lola! Ma era troppo tardi per rifarmi una giovinezza. Non ci credevo più. Si diventa rapidamente vecchi in modo irrimediabile per giunta. Te ne accorgi dal modo che hai preso di amare le tue disgrazie tuo malgrado. La natura è più forte di te, ecco tutto. Ci prende le misure in un certo genere e non puoi più uscirne da quel genere lì. Avevo preso la strada dell'inquietudine. Si prende pian piano sul serio il proprio ruolo e il proprio destino senza rendersene ben conto e poi quando ci si volta indietro è troppo tardi per cambiare. Si diventa tutti agitati e rimane tutto così per sempre...Sono tornato a trovare Molly e le ho raccontato tutto. Per nascondermi la pena che le facevo, s'è data un gran daffare, ma comunque non era difficile vedere che ce l'aveva. L'abbracciavo più spesso adesso ma era un dispiacere profondo il suo più vero che da noi, perchè noialtri abbiamo piuttosto l'abitudine di dire le cose più grandi di quelle che sono. Con gli americani è il contrario. Non osano capire, ammetterlo
 
E' un pò umiliante, ma comunque, è proprio pena, non è orgoglio, non è nemmeno gelosia, nè scene, è nient'altro che la vera pena del cuore e bisogna ben dirsi che tutto questo ci manca dentro e quanto al piacere di provare della pena siamo a secco. Ci vergogniamo di non essere ricchi di cuore e di tutto e anche di aver comunque giudicato l'umanità più bassa di quel che in fondo è davvero. Di quando in quando, si lasciava andare Molly a farmi comunque un piccolo rimprovero, ma sempre in termini molto misurati, molto garbati. "Sei molto gentile, Ferdinand mi diceva lei, voi siete buono Ferdinand e so che fate degli sforzi per non diventare cattivo come gli altri, solo, non so se in fondo voi sapete veramente quel che volete....Occorrerà che vi troviate da mangiare quando sarete tornato laggiù. E altrove non potrete più andare a spasso come qui a fantasticare per notti e notti...come vi piace tanto fare... Mentre io lavoro...Ci avete pensato Ferdinand? C'hai pensato Ferdinand?" In un certo senso, aveva ragione, ma a ciascuno il suo. Avevo paura di ferirla. Soprattutto perchè lei si feriva facilmente. "Ti assicuro che ti amo, Molly, e che ti amerò sempre...come posso... a modo mio. " Il mio modo, non era molto.Era bene in carne però Molly, molto attraente. Ma avevo anche quella brutta inclinazione per i fantasmi.
 
Forse niente affatto per colpa mia. La vita vi obbliga a restare un pò troppo spesso coi fantasmi. "Voi siete affettuoso, Ferdinand, non piangete per me...voi siete come malato del vostro desiderio di saperne sempre di più...è questo. Insomma, dev'essere la vostra strada... giù di là, tutto solo...; E' il viaggiatore solitario che va più lontano...allora? partirete presto?. Sì vado a finire gli studi in Francia, e poi tornerò, l'assicuravo io con faccia di bronzo. No Ferdinand non tornerete più...E poi non sarò nemmeno più qui... " Non era stupida. Arrivò il momento della partenza. Andammo una sera verso la stazione un pò prima dell'ora in cui tornava nella casa. In giornata ero andato a salutare Robinson. Non era contento nemmeno lui che lo lasciassi. Non la smettevo di lasciare tutti. Sulla banchina della stazione, aspettando il treno con Molly, passarono degli uomini che fecero finta di non conoscerla, ma bisbigliarono delle cose. "Siete già lontano, Ferdinand. Voi fate, nevvero, Ferdinand, esattamente quello che avete intenzione di fare! Ecco quanto è più importante...è solo quello che conta". Il treno è entrato in stazione. Non ero più molto sicuro della mia avventura quando ho visto la macchina. L'ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini. E' forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire. Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni..
 
Ho scritto spesso a Detroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove potevano conoscerla, seguirla Molly. E non ho mai ricevuto risposta. Il casino è chiuso adesso. E' tutto quello che ho potuto sapere. Buona, ammirevole Molly, io vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo. E se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo!; Ho conservato tanto della sua bellezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti e due e per almeno vent'anni ancora, il tempo di arrivare alla fine. Per lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più brutta e fredda. Comunque, ho difeso la mia anima fino ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne sono certo mai tanto freddo, schifoso, volgare come gli altri per quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel corso di qualche mese d'America.
 

sabato 24 marzo 2012


Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,

E l’infinita vanità del tutto.

supponiamo noi due
un amore nulla più
supponiamo un amore
che non voglio
che vuoi tu
sola davanti a un bicchiere
mi aspetteresti la sera
supponendo un amore
che non voglio che vuoi tu
supponiamo un mattino
tu ti alzi e ami me
e che il tempo non passi
che non vivi senza me
fra tanta gente diversa
ritroveresti te stessa
supponendo che sola
tu non vivi senza me
supponiamo è gia tardi
devi andare ma non vuoi
supponiamo che cerchino
il mio viso gli occhi tuoi
arrossiresti nel viso
se mi rubassi un sorriso
supponendo che in fondo
ciò che conta siamo noi
amore, amore
supponiamo dei giorni a creare i ricordi
amore, amore
supponiamo un amore e una volta soltanto
un amore che vuoi tu
supponiamo una stanza
tu mi aspetti già da un po'
il telefono squilla
dico forse non verrò
sapresti tacere il dolore
e non portarmi rancore
supponendo che soffri
perché amore non ti do?
amore,Amore
supponiamo dei giorni a creare i ricordi
amore, amore
supponiamo quei giorni a sfogliare ricordi

domenica 18 marzo 2012

Mari Boine "Elle"


Come ti dicevo, ci amavamo. 
E ora sto per dirti una cosa, nel caso non la sapessi già: l’amore vero è sempre letale. 
Mi spiego meglio: 
il suo scopo non è la felicità, l’idillio fino a che morte non ci separi, le romantiche passeggiate mano nella mano, sotto i tigli in fiore, attraverso i quali si intravede la fioca luce del lampione che illumina il portico, finché appare la casa che ti accoglie avvolgendoti coi suoi freschi effluvi… 
Questa è la vita, non è l’amore. 
L’amore è una fiamma più sinistra, più tragica. 
Un giorno si accende il desiderio di conoscere questa passione devastante. 
Sai, quando ormai non si vuole più nulla per sé, quando non si cerca l’amore per essere più sani, più tranquilli, più appagati, ma si vuole soltanto essere, in modo totale, anche a costo di perire. 

Questo accade piuttosto tardi nella vita; molti non conosceranno mai un simile sentimento… sono i prudenti: non li invidio. 
Poi ci sono gli ingordi, dalla curiosità insaziabile, che bevono da qualsiasi calice venga loro offerto; sono creature da compatire. 
E ancora ci sono quelli determinati e astuti, i borsaioli dell’amore, fulminei nel rubare un sentimento, abili nell’estorcere un po’ di tenerezza e di intimità dai punti più reconditi del corpo, per poi allontanarsi e svanire nell’oscurità, perdendosi con un sorriso crudele in quel buio caos che è la vita. 
Poi ci sono i vigliacchi e gli accorti che in amore come negli affari calcolano ogni cosa, e annotano su un’agenda le scadenze della vita sentimentale, vivendo secondo precisi promemoria.
Costoro sono la maggioranza: gente vile e meschina. 

Infine, può anche accadere che un giorno qualcuno comprenda quale sia lo scopo dell’amore, per quale motivo la vita abbia offerto questo sentimento al genere umano… 

Lo ha fatto per il suo bene? La natura non è benigna. 
Vuole offrire una speranza di felicità? La natura non ha bisogno di queste illusioni umane, vuole semplicemente creare e distruggere: è questo il suo compito. 
E’ spietata (…) perché il suo piano non tiene in nessun conto il genere umano. La natura ha donato la passione all’uomo, ma pretende che questa passione sia senza riserve.
In ogni vita degna di questo nome arriva il momento in cui ci si immerge in una passione allo stesso modo in cui ci si lancia nelle cascate del Niagara. Naturalmente senza giubbotto di salvataggio. 
Non credo negli amori che sbocciano come una simpatica gita primaverile, quando si parte con lo zaino in spalla intonando allegre canzoni nella foresta inondata dal sole… 
Hai presente quella esuberanza da «giorno di festa» che pervade la maggior parte delle relazioni umane nelle loro fasi iniziali?… Di questa esuberanza non bisogna assolutamente fidarsi. 
La passione non ha niente di festoso. Questa forza truce, che incessantemente crea e distrugge il mondo, non interpella coloro che tocca, non chiede se a loro fa piacere o no, non si preoccupa granché dei sentimenti umani. Dà tutto e tutto pretende; 
esige uno slancio senza condizioni, alimentato dalla stessa energia primordiale della vita e della morte. 
Non esiste altro modo di sapere che cosa sia la passione… sono talmente in pochi a raggiungere questo punto! 
Le persone si stuzzicano e si scambiano carezze a letto, si raccontano un mare di bugie, fingono languori, egoisticamente rubano all’altro ciò che più conviene loro, e forse si degnano di gettargli qualche scarto della loro gioia… 
E non sanno che tutto questo non ha niente a che vedere con la passione. 
Non è un caso se nella storia dell’umanità le grandi coppie di amanti sono circondate dalla stessa aura di rispetto e venerazione degli eroi che, con supremo coraggio, e senza che nessuno li costringesse a farlo, hanno rischiato la pelle in qualche impresa grandiosa o disperata. Sì, anche i veri innamorati rischiano la pelle, nel senso letterale del termine, ed è proprio questa l’impresa nella quale uomo e donna hanno lo stesso ruolo, e mostrano di possedere uno spirito eroico pari a quello di cavalieri che partono alla conquista del Santo Sepolcro. Anche gli amanti coraggiosi sono alla ricerca di un eterno e misterioso Santo Sepolcro, per questo affrontano lunghi pellegrinaggi e ingaggiano lotte durissime nelle quali riportano ferite anche mortali…
Quale altro senso può avere uno slancio così fatale e incondizionato, che spinge l’uno verso l’altro coloro che sono stati toccati dalla passione? La vita si manifesta attraverso questa energia e subito dopo volta le spalle alle proprie vittime. Ecco perché in ogni epoca e in ogni religione gli amanti hanno sempre ottenuto il massimo rispetto: perché salgono sul rogo ogni volta che si gettano l’uno nelle braccia dell’altro. Quelli veri, però, i pochi coraggiosi, gli eletti. Gli altri sperano soltanto di avere una donna alla maniera in cui si desidera un animale da aggiogare, o per trascorrere un’ora tra braccia candide e soavi – vogliono semplicemente che qualcuno blandisca la loro vanità maschile, o che soddisfi un impulso biologico… 
Questo non è amore. 
Dietro ogni vero amplesso c’è la morte con le sue ombre che sono altrettanto intense e assolute dei lampi di luce della gioia. Dietro ogni vero bacio si nasconde il desiderio segreto di annientarsi, quel senso estremo di felicità che non scende a patti con nulla, la consapevolezza che il vero modo di essere felici non è mai stato altro che svanire del tutto e lasciarsi completamente andare a un sentimento. 
E questo sentimento non ha nessun fine. 
Forse è per questo che gli amanti sono stati oggetto di una così grande venerazione nelle antiche religioni o nei poemi del passato… 
Nella coscienza degli uomini è ancora vivo il ricordo di ciò che un tempo era l’amore. Era qualcosa di più, e di diverso da quel che è diventato nella nostra società – cioè una sorta di contratto di compravendità, un passatempo e un gioco al pari del bridge e dei balli… 
E’ ancora vivo il ricordo di come, un tempo a ogni essere vivente fosse imposto un compito temibile: l’amore, vale a dire la piena espressione della vita, la perfetta comprensione del senso dell’esistenza e, quale suo esito, l’annientamento. 
Ma lo si scopre sono molto avanti nella vita. 
E a quel punto quanto poco importa la virtù, o la moralità, o la bellezza, o le buone qualità dell’altro essere coinvolto nell’adempimento di questo compito! 
Amare significa semplicemente conoscere la gioia e poi morire. 
Ma milioni e milioni di persone sperano soltanto in un po’ di aiuto, si aspettano dai loro innamorati rimedi caritatevoli; un briciolo di tenerezza, di pazienza, di indulgenza, qualche moina… E non sanno che quel che ottengono così è insignificante, e che bisogna sapersi donare, in maniera incondizionata, perché il senso del gioco consiste in questo.
 

sabato 10 marzo 2012

ritorna sempre più potente l'angoscia di stare al mondo
pesante è l'inadeguatezza insopportabile l'offesa 
introvabile la soluzione 

domenica 4 marzo 2012



pain
I guess it's a matter of sensation
But somehow
You have ways of avoiding it all

In my mind
I have shot you and stabbed you through your heart
I just didn't understand
The ricochet is the second part

Cause you can't hide
What you intend
It glows in the dark
Once you've sought
The path of revenge
There's no way to stop
And the more I try to hurt you
The more that it hurts me

Strange
It seems like a character mutation
Though I have all the means
of bringing you fuckers down
I can't make myself
To destroy upon command
Somehow forgiveness
lets the evil make a loss

No you can't hide
What you intend
It glows in the dark
Once we become
The thing we dread
There's no way to stop
And the more I try to hurt you
The more it backfires
The more it backfires
The more that it backfires

lambchop - is a woman

The Beatles - Happiness Is A Warm Gun (2009 Stereo Remaster)

sabato 25 febbraio 2012

giovedì 23 febbraio 2012

domenica 19 febbraio 2012

mercoledì 15 febbraio 2012


Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze cosi diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.
Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d'amore,
se non d'un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.
Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l'antico, vergognoso segreto
d'accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.
Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!
Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
- nel vostro odio - addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È cosi che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini

domenica 12 febbraio 2012

venerdì 3 febbraio 2012

mercoledì 1 febbraio 2012

come fui sul monte e arrivai al sole dalla nebbia della valle
il fuoco ai bordi del pascolo
le patate nella cenere
il capannone delle barche sul lago
la croce del sud
l'oriente lontano
il grande nord
l'ovest selvaggio
il grande lago dell'orso
le isole tristan da cunha
il delta del mississippi
stromboli
le vecchie case di charlottenburg
albert camus
la luce del mattino
lo sguardo del bambino
andare ad abbeverarsi alla cascata
le macchie delle prime gocce di pioggia
il sole
il pane e il vino
il saltello
pasqua
le venature dei fogli di carta
l'erba che si muove
i colori delle pietre
i ciottoli sul letto del ruscello
la tovaglia bianca all'aria aperta
il sogno della casa nella casa
il vicino che dorme nell'appartamento accanto
la quiete della domenica
l'orizzonte
la luce della stanza nel giardino
volare di notte
andare in bici senza mani
la bella sconosciuta
mio padre
mia madre
mia moglie
mio figlio




sabato 28 gennaio 2012


Alla serva dal gran cuore che destava la vostra gelosia,
e che dorme il suo sonno sotto l'umile prato,
dovremmo portare qualche volta un po' di fiori.
I morti, i poveri morti, hanno grandi dolori
quando Ottobre soffia, portatore di vecchi alberi,
il suo vento malinconico attorno ai loro marmi,
essi devono pensare che i vivi sono ben ingrati
a dormire, come fanno, sotto le coperte al caldo,
mentre loro, divorati da cupi pensieri,
senza una buona parola né un compagno di letto,
vecchi scheletri gelati, dai vermi tormentati,
sentono le nevi dell'inverno sgocciolare
e il secolo passare, senza un parente o amico
che cambi gli stracci appesi alla loro grata

venerdì 27 gennaio 2012


Je pense à quiconque a perdu ce qui ne se retrouve jamais, jamais!
à ceux qui s'abreuvent de pleurs
Et tètent la Douleur comme une bonne louve!

mercoledì 25 gennaio 2012

sabato 21 gennaio 2012


Con gialle pere pende
e folta di rose selvatiche
la campagna sul lago.
O cigni soavi
ed ebbri di baci
tuffate il capo
nella sacra sobrieta’ dell’acqua.
Ahime’, dove li prendero’ io
quando e’ l’inverno, i fiori
e dove il sole,
l’aura leggera della terra?
Le mura si levano mute
e fredde, nel vento
stridono le banderuole

Vi è in me, vi è sempre stato
e vive in me con ogni mio respiro,
la fede in un’attività cui siamo stati chiamati:
impregnare di dolore la polvere, darle un’anima.
Io credo in un universo invisibile
nel quale inscriviamo ciò che abbiamo inconsapevolmente compiuto.
Sento l’energia della luce
che fa scaturire la musica dalle pietre
e soffro per la freccia della nostalgia,
la cui punta ci colpisce subito a morte
e ci spinge a cercate al di fuori,
là dove l’insicurezza
inizia a sciacquare via ogni cosa

Il viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono eguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.
Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
i soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie:
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo:
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.




Ah crisalide, com’è amara questa
tortura senza nome che ci volve
e ci porta lontani - e poi non restano
neppure le nostre orme sulla polvere;
e noi andremo innanzi senza smuovere
un sasso solo della gran muraglia;
e forse tutto è fisso, tutto è scritto,
e non vedremo sorgere per via
la libertà, il miracolo,
il fatto che non era necessario

La morte non ti riguardava.
Anche i tuoi cani erano morti, anche
il medico dei pazzi detto lo zio demente,
anche tua madre e la sua "specialità"
di riso e rane, trionfo meneghino;
e anche tuo padre che da una minieffigie
mi sorveglia dal muro sera e mattina.
Malgrado ciò la morte non ti riguardava.
Ai funerali dovevo andare io,
nascosto in un tassì restandone lontano
per evitare lacrime e fastidi. E neppure
t’importava la vita e le sue fiere
di vanità e ingordigie e tanto meno le
cancrene universali che trasformano gli uomini in lupi.
Una tabula rasa; se non fosse
che un punto c’era, per me incomprensibile
e questo punto ti riguardava