sabato 28 gennaio 2012
Alla serva dal gran cuore che destava la vostra gelosia,
e che dorme il suo sonno sotto l'umile prato,
dovremmo portare qualche volta un po' di fiori.
I morti, i poveri morti, hanno grandi dolori
quando Ottobre soffia, portatore di vecchi alberi,
il suo vento malinconico attorno ai loro marmi,
essi devono pensare che i vivi sono ben ingrati
a dormire, come fanno, sotto le coperte al caldo,
mentre loro, divorati da cupi pensieri,
senza una buona parola né un compagno di letto,
vecchi scheletri gelati, dai vermi tormentati,
sentono le nevi dell'inverno sgocciolare
e il secolo passare, senza un parente o amico
che cambi gli stracci appesi alla loro grata
venerdì 27 gennaio 2012
mercoledì 25 gennaio 2012
lunedì 23 gennaio 2012
domenica 22 gennaio 2012
sabato 21 gennaio 2012
Con gialle pere pende
e folta di rose selvatiche
la campagna sul lago.
O cigni soavi
ed ebbri di baci
tuffate il capo
nella sacra sobrieta’ dell’acqua.
e folta di rose selvatiche
la campagna sul lago.
O cigni soavi
ed ebbri di baci
tuffate il capo
nella sacra sobrieta’ dell’acqua.
Ahime’, dove li prendero’ io
quando e’ l’inverno, i fiori
e dove il sole,
l’aura leggera della terra?
Le mura si levano mute
e fredde, nel vento
stridono le banderuole
quando e’ l’inverno, i fiori
e dove il sole,
l’aura leggera della terra?
Le mura si levano mute
e fredde, nel vento
stridono le banderuole
Vi è in me, vi è sempre stato
e vive in me con ogni mio respiro,
la fede in un’attività cui siamo stati chiamati:
impregnare di dolore la polvere, darle un’anima.
Io credo in un universo invisibile
nel quale inscriviamo ciò che abbiamo inconsapevolmente compiuto.
e vive in me con ogni mio respiro,
la fede in un’attività cui siamo stati chiamati:
impregnare di dolore la polvere, darle un’anima.
Io credo in un universo invisibile
nel quale inscriviamo ciò che abbiamo inconsapevolmente compiuto.
Sento l’energia della luce
che fa scaturire la musica dalle pietre
e soffro per la freccia della nostalgia,
la cui punta ci colpisce subito a morte
e ci spinge a cercate al di fuori,
là dove l’insicurezza
inizia a sciacquare via ogni cosa
che fa scaturire la musica dalle pietre
e soffro per la freccia della nostalgia,
la cui punta ci colpisce subito a morte
e ci spinge a cercate al di fuori,
là dove l’insicurezza
inizia a sciacquare via ogni cosa
Il viaggio finisce qui: |
nelle cure meschine che dividono |
l’anima che non sa più dare un grido. |
Ora i minuti sono eguali e fissi |
come i giri di ruota della pompa. |
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. |
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio. |
Il viaggio finisce a questa spiaggia |
che tentano gli assidui e lenti flussi. |
Nulla disvela se non pigri fumi |
la marina che tramano di conche |
i soffi leni: ed è raro che appaia |
nella bonaccia muta |
tra l’isole dell’aria migrabonde |
la Corsica dorsuta o la Capraia. |
Tu chiedi se così tutto vanisce |
in questa poca nebbia di memorie: |
se nell’ora che torpe o nel sospiro |
del frangente si compie ogni destino. |
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa |
l’ora che passerai di là dal tempo: |
forse solo chi vuole s’infinita, |
e questo tu potrai, chissà, non io. |
Penso che per i più non sia salvezza, |
ma taluno sovverta ogni disegno, |
passi il varco, qual volle si ritrovi. |
Vorrei prima di cedere segnarti |
codesta via di fuga |
labile come nei sommossi campi |
del mare spuma o ruga. |
Ti dono anche l’avara mia speranza. |
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla: |
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. |
Il cammino finisce a queste prode |
che rode la marea col moto alterno. |
Il tuo cuore vicino che non m’ode |
salpa già forse per l’eterno. |
Ah crisalide, com’è amara questa |
tortura senza nome che ci volve |
e ci porta lontani - e poi non restano |
neppure le nostre orme sulla polvere; |
e noi andremo innanzi senza smuovere |
un sasso solo della gran muraglia; |
e forse tutto è fisso, tutto è scritto, |
e non vedremo sorgere per via |
la libertà, il miracolo, |
il fatto che non era necessario |
La morte non ti riguardava. |
Anche i tuoi cani erano morti, anche |
il medico dei pazzi detto lo zio demente, |
anche tua madre e la sua "specialità" |
di riso e rane, trionfo meneghino; |
e anche tuo padre che da una minieffigie |
mi sorveglia dal muro sera e mattina. |
Malgrado ciò la morte non ti riguardava. |
Ai funerali dovevo andare io, |
nascosto in un tassì restandone lontano |
per evitare lacrime e fastidi. E neppure |
t’importava la vita e le sue fiere |
di vanità e ingordigie e tanto meno le |
cancrene universali che trasformano gli uomini in lupi. |
Una tabula rasa; se non fosse |
che un punto c’era, per me incomprensibile |
e questo punto ti riguardava |
venerdì 20 gennaio 2012
Quanto timide le tue dita stringono le dita stanche
Altri fiori quest’anno non ce ne manda
Nessuna preghiera ce li fa tornare
Forse nemmeno maggio ce li saprà riportare
Lascia il mio braccio e resta forte
Vieni via con me prima del raggio dell’addio dal parco
Prima che la nebbia scenda giù dal monte
Scompariamo prima che l’inverno ci cacci
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Mostrami il luogo, ho dimenticato, non lo so
Mostrami il luogo in cui la mia testa pende
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Mostrami il luogo, ho dimenticato, non lo so
Mostrami il luogo in cui la mia testa pende
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Mostrami il luogo, aiutami a far rotolare la pietra
Mostrami il luogo, non posso muovere questa cosa da solo
Mostrami il luogo dove la parola diventa uomo
Mostrami il luogo in cui comincia la sofferenza
Mostrami il luogo, non posso muovere questa cosa da solo
Mostrami il luogo dove la parola diventa uomo
Mostrami il luogo in cui comincia la sofferenza
Sono arrivati i problemi e ho salvato ciò che ho potuto
Uno scudo di luce
Ma c’erano delle catene quindi non ho potuto muovermi
C’erano delle catene e ti amo come uno schiavo
Uno scudo di luce
Ma c’erano delle catene quindi non ho potuto muovermi
C’erano delle catene e ti amo come uno schiavo
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Mostrami il luogo, ho dimenticato, non lo so
Mostrami il luogo in cui la mia testa pende
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Mostrami il luogo, ho dimenticato, non lo so
Mostrami il luogo in cui la mia testa pende
Mostrami il luogo in cui vuoi che il tuo schiavo vada
Sono arrivati i problemi e ho salvato ciò che ho potuto
Uno scudo di luce
Ma c’erano delle catene quindi non ho potuto muovermi
C’erano delle catene e ti amo come uno schiavo
Uno scudo di luce
Ma c’erano delle catene quindi non ho potuto muovermi
C’erano delle catene e ti amo come uno schiavo
Mostrami il luogo, aiutami a far rotolare la pietra
Mostrami il luogo, non posso muovere questa cosa da solo
Mostrami il luogo dove la parola diventa uomo
Mostrami il luogo in cui comincia la sofferenza
Mostrami il luogo, non posso muovere questa cosa da solo
Mostrami il luogo dove la parola diventa uomo
Mostrami il luogo in cui comincia la sofferenza
giovedì 19 gennaio 2012
domenica 15 gennaio 2012
She'll let you in her house
If you come knockin late at night
She'll let you in her mouth
If the words you say are right
If you pay the price
She'll let you deep inside
But there's a secret garden she hides
She'll let you in her car
To go drivin round
She'll let you into the parts of herself
That'll bring you down
She'll let you in her heart
If you got a hammer and a vise
But into her secret garden, don't think twice
You've gone a million miles
How far'd you get
To that place where you can't remember
And you can't forget
She'll lead you down a path
There'll be tenderness in the air
She'll let you come just far enough
So you know she's really there
She'll look at you and smile
And her eyes will say
She's got a secret garden
Where everything you want
Where everything you need
Will always stay
A million miles away
If you come knockin late at night
She'll let you in her mouth
If the words you say are right
If you pay the price
She'll let you deep inside
But there's a secret garden she hides
She'll let you in her car
To go drivin round
She'll let you into the parts of herself
That'll bring you down
She'll let you in her heart
If you got a hammer and a vise
But into her secret garden, don't think twice
You've gone a million miles
How far'd you get
To that place where you can't remember
And you can't forget
She'll lead you down a path
There'll be tenderness in the air
She'll let you come just far enough
So you know she's really there
She'll look at you and smile
And her eyes will say
She's got a secret garden
Where everything you want
Where everything you need
Will always stay
A million miles away
sabato 14 gennaio 2012
Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo...
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...
Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...
Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno...
Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato...
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri... coglioni!
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale...
D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo...
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...
Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...
Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno...
Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato...
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri... coglioni!
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale...
D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi
T'adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella,
e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella,
e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi
Abitami, penetrami.
Il tuo sangue sia uno col mio sangue.
La tua bocca entri nella mia bocca.
Il tuo cuore ingrandisca il mio fino a scoppiare.
Straziami.
Cadi intera nelle mie viscere.
Vadano le tue mani nelle mie mani.
I tuoi piedi camminino nei miei piedi, i tuoi piedi.
Divampami, bruciami.
Còlmami di dolcezza.
Bagnami il palato con la tua saliva.
Stai in me come il legno sta allo stecchino.
Non posso così, con questa sete
bruciandomi.
Con questa sete bruciandomi.
La solitudine, i suoi corvi, i suoi cani, i suoi brandelli
Il tuo sangue sia uno col mio sangue.
La tua bocca entri nella mia bocca.
Il tuo cuore ingrandisca il mio fino a scoppiare.
Straziami.
Cadi intera nelle mie viscere.
Vadano le tue mani nelle mie mani.
I tuoi piedi camminino nei miei piedi, i tuoi piedi.
Divampami, bruciami.
Còlmami di dolcezza.
Bagnami il palato con la tua saliva.
Stai in me come il legno sta allo stecchino.
Non posso così, con questa sete
bruciandomi.
Con questa sete bruciandomi.
La solitudine, i suoi corvi, i suoi cani, i suoi brandelli
giovedì 12 gennaio 2012
mercoledì 11 gennaio 2012
martedì 10 gennaio 2012
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più
domenica 8 gennaio 2012
martedì 3 gennaio 2012
domenica 1 gennaio 2012
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore
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