venerdì 25 gennaio 2013

giovedì 24 gennaio 2013


Florentino Ariza lo ascoltò senza batter ciglio. Poi guardò dalle finestre il cerchio completo del quadrante della rosa dei venti, l’orizzonte nitido, il cielo di dicembre senza una nuvola, le acque navigabili per sempre, e disse:
“Andiamo a dritta, a dritta, a dritta, di nuovo verso La Dorada”
Fermina Daza rabbrividì, perchè riconobbe l’antica voce illuminata dalla grazia dello Spirito Santo, e guardò il capitano: era lui il destino. Ma il capitano non la vide, perchè era annientato dal tremendo potere di ispirazione di Florentino Ariza.
“Parla sul serio?” gli domandò.
“Da quando sono nato” disse Florentino Ariza, “non ho detto una sola cosa che non sia sul serio.”
Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi bagliori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, il suo dominio invincibile, il suo amore impavido, e lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti.
“E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo?” gli domandò.
Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti.
“Tutta la vita” disse.

martedì 22 gennaio 2013


 I Meli si riunirono per loro conto: ma 
decisero negli stessi termini in cui si erano espressi durante i colloqui, e risposero così: 
«Siamo rimasti dello stesso parere, Ateniesi. Non ce la sentiamo di liquidare in pochi istanti la 
libertà di una città che esiste ormai da settecento anni. Confidando nella buona sorte che promana dalla 
divinità, che finora ci ha salvati, e nell’aiuto degli uomini, e in particolare degli Spartani, tenteremo di 
farcela. La nostra controproposta è di essere vostri amici, ma nemici di nessuno dei due schieramenti. E 
vi chiediamo di ritirarvi dal nostro territorio stipulando un trattato di pace che appaia conveniente sia a 
voi che a noi». 
Questo risposero i Meli. Gli Ateniesi, abbandonando ormai i colloqui, dissero:  
«A giudicare dalle vostre deliberazioni, voi siete gli unici che stimate le cose eventuali più 
sicure di quelle visibili, ed anzi considerate già esistenti, per il solo fatto di desiderarle, anche le cose 
che neanche si vedono. E poiché, fiduciosi negli Spartani, nella fortuna, nelle vostre speranze, avete 
messo in gioco tutto, perderete tutto»


Mi piacerebbe esserci mentre ti asciughi le guance,
mentre abbassi la testa
ed io sono lì,
in piedi,
ma non serve più.
Per una volta nella vita assistere
a qualcosa di inutile,
qualcosa che dovrebbe essere crudele
per il piacere di esserlo.
Vorrei costringerti di me
e vorrei sapessi che sono vivo e malgrado tutto,
che sarebbe bastato esserre più umani
oppure nascondersi meglio

sabato 19 gennaio 2013