Il viaggio finisce qui: |
nelle cure meschine che dividono |
l’anima che non sa più dare un grido. |
Ora i minuti sono eguali e fissi |
come i giri di ruota della pompa. |
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. |
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio. |
Il viaggio finisce a questa spiaggia |
che tentano gli assidui e lenti flussi. |
Nulla disvela se non pigri fumi |
la marina che tramano di conche |
i soffi leni: ed è raro che appaia |
nella bonaccia muta |
tra l’isole dell’aria migrabonde |
la Corsica dorsuta o la Capraia. |
Tu chiedi se così tutto vanisce |
in questa poca nebbia di memorie: |
se nell’ora che torpe o nel sospiro |
del frangente si compie ogni destino. |
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa |
l’ora che passerai di là dal tempo: |
forse solo chi vuole s’infinita, |
e questo tu potrai, chissà, non io. |
Penso che per i più non sia salvezza, |
ma taluno sovverta ogni disegno, |
passi il varco, qual volle si ritrovi. |
Vorrei prima di cedere segnarti |
codesta via di fuga |
labile come nei sommossi campi |
del mare spuma o ruga. |
Ti dono anche l’avara mia speranza. |
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla: |
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. |
Il cammino finisce a queste prode |
che rode la marea col moto alterno. |
Il tuo cuore vicino che non m’ode |
salpa già forse per l’eterno. |
sabato 21 gennaio 2012
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