lunedì 26 dicembre 2011


Oh dalle mille sovrapposizioni
distinguimi ancora, segnami, non
lasciarmi andare in mille onde incomposte
ineroiche, non sono
trecciuto fiume e nemmeno ruscello
in cui almeno la talpa confidi.
Eppure tra questa che seppi menzogna,
nella vita, rabbioso m'attardo.
Ecco, è come se verso la brughiera
che è eletta dalla lepre
e che il pioppo circonda e vuole a
ombroso letto ai riposi
della sua corona che perisce
nei giorni, è come se
in questo andare che non ha ancora
senso, ma già rifiuta la paura
rifiuta il silenzio − ah, individuata
e subito confusa legge, bruto
plasma, densissima lingua −
io sia colui che «io»
«io» dire, almeno, può, nel vuoto,
può, nell'immenso scotoma,
«io», più che la pietra, la foglia, il cielo, «io»:
e, in questo, essere indizio, dono,
dono tuo, agli altri donato.
Primo elemento di una
proposizione, morula
imprecisa, persa ancora
in bui uteri, promessa.
Primo elemento, stacco
d'invischiato volo, soffio
sugli occhi − anche dei bimbi − rischio
di chi fu piaga e piaga
è ancora, ma più
scopre nel suo tremare
l'ostinazione, la brace,
l'ala di mosca superstite; e guarda,
tondo, torpido scrigno di sguardi,
anche se ancora non sa
né amore né insegnamento

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